
Alessandro D’Alatri si è ispirato a qualche modello?Ho voluto soltanto rendere omaggio alla commedia all’italiana, ai grandi registi come Monicelli, che hanno fatto parte di un’epoca irripetibile. Non credo si possa fare questo mestiere senza aver consapevolezza delle proprie radici. Ci aiuta a dire qualcosa di nuovo, al tempo stesso proseguendo una tradizione che ci appartiene profondamente.
Cosa l’ha spinta a girare questo film?
Il bisogno di stabilire un contatto diverso con il pubblico. I film che ho realizzato prima di “Commediasexi” erano semplici e diretti, rivolti a tutti, ma non erano delle vere e proprie commedie. In questo caso, il bisogno di far ridere mi ha costretto a cercare il gusto degli spettatori, prendendo in giro le categorie con cui la gente comune deve ogni giorno fare i conti. Credo sia giunto il momento, per l’elite intellettuale del nostro paese, di uscire dia salotti e ricominciare a guardarsi intorno.
Le è piaciuto confrontarsi con la satira?
Molto, sotto qualunque punto di vista. La sceneggiatura, ad esempio, ha richiesto un approccio attento e rigoroso, perché i suoi tempi devono essere precisi se la si vuol rendere divertente. La commedia ti obbliga a lavorare sempre un’ottava sopra la realtà. Non è uno specchio in cui ci si riflette, ma un gioco che consente di esasperare le caratteristiche sociali dei personaggi. Come i politici, corrotti e meschini, che l’opinione pubblica giudica esattamente in questo modo. Una triste verità.
Margherita Buy, come mai si trova sempre a vestire i panni di donne nevrotiche?
Forse perché tutti credono che faccia uso di psicofarmaci, ma non è affatto così! Scherzi a parte, amo i ruoli complessi, i personaggi per i quali ciò che non viene detto conta più del resto. Dora si trova d’improvviso ad affrontare un problema a cui non avrebbe mai pensato. Dopo un primo stato confusionale, trova la strada per capire quel che le sta succedendo.
Stefania Rocca, da chi ha preso ispirazione?
Da nessuna in particolare, o potrei dire da tutte le donne che hanno fatto grande la commedia degli anni ’60. Certo, si trattava di un ruolo lontano dai miei canoni, ma interpretare un signora così borghese è stata una sfida a cui non potevo rinunciare. Lavorare con D’Alatri dà molta soddisfazione e mi auguro si creino altre opportunità di farlo.